Orchidario di Patrizio De Priori
© Patrizio De Priori – rev. 2015
Che cosa è un orchidario?
Scoprilo leggendo le righe che seguono.
Argomenti
- L’orchidario in cantina
- Requisiti necessari dell’ambiente per la collocazione dell’orchidario
- I vantaggi della coltivazione in cantina
- Il progetto dell’orchidario
- L’assemblaggio
- Il mio orchidario
- Istruzione per l’uso
Allevare le orchidee in casa è il sogno di molti, ma spesso si rinuncia pensando alle difficoltà di ricreare nell’ambiente domestico le condizioni adatte per crescere le piante, nonché ai problemi più pratici come gli inconvenienti creati dalle nebulizzazioni o spruzzature. Se proprio si è scartata quest’opportunità, perché invece non tentare di coltivarle in cantina, in garage, nel ripostiglio o in mansarda?
Senz’altro si riuscirà a trovare uno spazio più o meno ampio. Per alcuni sarà l’occasione di riordinare questi ambienti poco frequentati.
D’ora in poi userò solo il termine “cantina”, ma è sottinteso che il discorso sarà valido anche per gli altri casi. È un’idea non certamente nuova, ma lo è il materiale utilizzato.
Il modello illustrato è stato personalmente studiato e sperimentato ed ha dato ottimi risultati.
L’orchidario in cantina
La mia proposta è la costruzione di un orchidario, cioè una piccola serra per ambienti interni. L’impegno finanziario è strettamente legato ai materiali usati, alle tecniche costruttive e alla vostra disponibilità per l’assemblaggio. I maghi del bricolage non avranno problemi.
Requisiti necessari dell’ambiente per la collocazione dell’orchidario
Si adattano meglio gli ambienti non riscaldati direttamente; comunque: per poter crescere tutte le specie ed ibridi di orchidee, dimensioni delle piante permettendo, l’ideale di temperatura sarebbe fra i 7° ed i 12° C (minima invernale). La tabella qui di seguito indica, in linea di massima, l’optimum di coltivazione raggiunto, in rapporto ai livelli di temperatura degli ambienti in esame.
Temperatura minima notturna periodo invernale del locale dove viene allestito l’orchidario:
Temperatura ambiente in °C | Coltivazione orchidee da serra |
2 – 5 | fredda |
5-7 | fredda e intermedia |
7-12 | fredda-intermedia e calda |
12-17 | intermedia e calda |
17 – 20 | calda |
Come abbiamo visto, le temperature ci permettono una vastissima possibilità di scelta di orchidee.
Inoltre nella cantina è indispensabile una presa di corrente dove collegare l’impianto elettrico.
Se manca l’allacciamento idrico, possiamo usare l’annaffiatoio in assenza della rete fognaria si recuperano le acque di scarico convogliandole all’esterno per mezzo di una pompa, magari prelevata da una lavatrice in disuso.
I vantaggi della coltivazione in cantina
Ci sono parecchi punti a sostegno di questo lavoro, con evidenti vantaggi per le piante, per noi e l’ambiente circostante.
A beneficio delle piante abbiamo:
- umidità costante, con punte più alte a lampade spente.
- temperatura costante, maggiore a lampade accese e viceversa; in più, se la temperatura della cantina è compresa tra i 7° ed i 12°C, lo sbalzo termico di parecchi gradi che si viene a creare all’interno dell’orchidario, stimola efficacemente lo sviluppo della fioritura di parecchie specie:
- luce dosabile per durata e intensità a seconda delle esigenze delle piante
- fioritura abbondante.
A favore nostro e dell’ambiente circostante:
- tempi di manutenzione ridotti anche con elevato numero di esemplari;
- attenzioni minori durante i lavori non avendo carte da parati, moquette, tendaggi o altro attorno a noi;
- disinfezioni, disinfestazioni e pulizie ridotte, veloci e che non creano eccessivi problemi, ammesso siano necessarie.
Il progetto dell’orchidario
La base del progetto è un orchidario a forma di parallelepipedo aperto solo nella parte frontale.
Le dimensioni dipendono da alcuni fattori importanti quali:
- altezza delle piante, considerando anche quando sono in fiore
- grandezza dei vasi o delle zattere, si deve tener conto anche di eventuali debordamenti delle piante durante la crescita
- numero di piante da collocarvi
- spazio disponibile in cantina
In tabella sono indicate le dimensioni ottimali, bisogna ricordarsi inoltre che più è alto l’orchidario più intensa deve essere luce, in alternativa bisogna aumentare il periodo di accensione delle lampade.
larghezza (l) | altezza (h) | profondità (p) |
da 0,7 a 2 m | da 0,7 a 1,2 m | da 0,7 a 1 m |
Prima di passare alla descrizione dell’orchidario, esaminiamo alcuni punti importanti.
Iniziamo con la fonte di luce.
È più conveniente impiegare i neon perché non sviluppano eccessivo calore e consumano meno energia. Per stimolare efficacemente la crescita delle piante sono migliori i neon adatti alle piante tipo Grolux o Flora, abbinati a neon a luce hianca di 5600°K. Con un orchidario profondo 60cm se ne devono mettere almeno 2 per tipo, ma se l’altezza dell’orchidario supera i 70cm è meglio metterne 3 per tipo. Le lampade vengono ovviamente installate nel cielo dell`orchidario. Per motivi di sicurezza si deve isolare (secondo le norme vigenti) la fonte di luce con una lastra di vetro traslucida, alcuni probabilmente ne faranno a meno, ma a loro rischio e pericolo, per questa fascia di persone indico comunque questi accorgimenti:
In commercio esistono delle cuffiette apposite per i neon che vengono inseriti negli acquari, tali cuffie, che sono in materiale siliconico, funzionano da porta neon e isolano efficacemente i contatti con l’umidità esterna.
Quando operiamo con le annaffiature, togliamo la corrente all’impianto elettrico.
Facciamo molta attenzione nell’eseguire i vari collegamenti elettrici: essi non devono mai entrare in contatto con l’acqua. Per questo motivo teniamo i fili sempre in alto ed eseguiamo le giunzioni all’esterno piuttosto che all’interno dell’orchidario. Non dimentichiamoci di eseguire i collegamenti di terra.
Se riteniamo questo compito poco adatto a noi, chiediamo l’aiuto di un valido elettricista. Ai capi della lampada o dei gruppi di lampade, come si osserva nello schema elettrico, poniamo sempre un interruttore: esso ci permetterà di accendere i vari scomparti separatamente. Eviteremo così altri sprechi di energia, qualora non vengano utilizzati. Tutti i terminali fanno capo all’interruttore generale dell’impianto elettrico. Per rendere automatica l’accensione, si può installare un timer programmabile come quelli impiegati per l’azionamento delle caldaie. La ventilazione è anch’essa importante e indispensabile. Infatti la maggioranza delle orchidee vive ancorata agli alberi, per cui le radici a contatto diretto dell’aria, dopo un acquazzone, si asciugano velocemente. Se nel nostro caso non pratichiamo un minimo di ventilazione, nel giro di poco tempo ci ritroveremo a coltivare muffe e funghi. Si può generare l’aria con un piccolo ventilatore a velocità regolabile da installare preferibilmente sul cielo dell’orchidario per ovvi motivi di sicurezza; esso non dovrebbe attingere solo aria nuova dall’esterno, ma smuovere quella interna densa di umidità, al limite si può praticare qualche foro per consentire un minimo ricambio d’aria con l’esterno. Attenzione: la velocità deve essere tarata al punto da creare una leggera brezza (le correnti d’aria sono dannose alle piante).
Inserendo un altro timer possiamo azionare la ventola ad intervalli regolari di 15 o 10 minuti continui, intercalati a 15 o 10 minuti di riposo.
In figura viene illustrato lo schema semplificato di collegamento, farà certamente inorridire gli esperti di impiantistica, ma è più comprensibile a chi non conosce la simbologia corretta (nel disegno non vengono raffigurati i reattori per il funzionamento dei tubi).
Per la temperatura non esiste alcun problema sempre che i valori rimangano entro i limiti indicati in tabella. Avendo una cantina con la temperatura minima superiore ai 7°C e accendendo le luci durante il giorno, automaticamente il calore prodotto dall’illuminazione provvede a riscaldare l’orchidario.
I valori più alti vengono raggiunti nel corso della giornata. Se invece, la temperatura è sotto il limite occorre usare un metodo diverso e andare, in un certo senso, contro natura. Si accendono le lampade di notte, favorendo l’innalzamento termico e si spengono di giorno quando la cantina è più calda.
Evidentemente, non va bene accendere di notte per una settimana e di giorno nella seguente. Appurato che la cantina sia molto fredda nella stagione invernale, usiamo in partenza il secondo sistema. Nelle annaffiature prendiamo il solito tubo di gomma con una prolunga rigida di circa 60 cm e il getto terminale a doccia. La prolunga permette di arrivare agevolmente in tutti i punti dell’orchidario. Serve anche il fedele spruzzatore, usato soprattutto per nebulizzare, quando scende il tasso di umidità. Ricordatevi di bagnare le piante poco dopo l’accensione della luce, dando il tempo all’acqua depositata nei colletti delle foglie di evaporare completamente prima del riposo notturno. Lo scarico deve essere dimensionato alla portata d’acqua introdotta: abbiate cura di praticarlo nel punto più basso della vasca.
Sul fondo è indispensabile distribuire uno strato di argilla espansa, essa provvede a trattenere una modesta riserva d’acqua, cedendola nel tempo e assicurando umidità nell’ambiente, inoltre, tiene rialzati i vasi, bisogna ricordare che le radici a contatto diretto e continuo con l’acqua marciscono in poco tempo.
A chi possiede molte orchidee miniatura, posso consigliare di appenderle ad una rete plastificata precedentemente agganciata alla parete dell’orchidario stesso.
L’assemblaggio
Esiste in commercio una vasta gamma di materiali disponibili per la costruzione: si tratta solamente di decidere secondo i gusti personali e quelli del nostro portafogli ma, visto che la destinazione dell’orchidario sarà la cantina, è inutile, secondo me, spendere parecchi quattrini per renderlo esteticamente perfetto. Badiamo invece alla funzionalità e impieghiamo una volta tanto l’arte del “…fai da te…”.
Gli esperti in saldature metalliche possono comporre l’intelaiatura usando profilati ad -L- di 2 o 4 cm, rivestendoli poi con un lamierino sottile, mentre il fondo deve avere uno spessore adeguato. Ricordatevi alla fine di praticare il foro di scarico dell’acqua. Date un paio di mani di antiruggine ed altrettante di smalto sintetico lasciate asciugare molto bene e concludete l’operazione montando l’impianto elettrico. Gli artisti del chiodo e martello possono eseguire l’intelaiatura scegliendo un legno tenace e ben stagionato a sezione quadrata di 5 o 6 cm di lato. Interpellate un lattoniere che vi costruisca la vasca di fondo. Nel frattempo rivestite la parte esterna con fogli di compensato o di laminati plastici. Verniciate isolando perfettamente il legno dall’acqua. Quando si è bene asciugata la vernice, siliconate le eventuali fessure, poi inserite il lavoro fatto dal lattoniere e, al termine, collocate il circuito elettrico.
Il mio orchidario
Insoddisfatto in parte dei materiali comuni, come quelli appena considerati, mi sono rivolto ad un rivenditore di materiali plastici che mi ha fornito un prodotto di PVC poroso all’interno di ottime caratteristiche perché non ammuffisce e non si degrada facilmente, è di colore chiaro per cui riflette bene la luce, inoltre è molto facile da lavorare. L’ho acquistato con uno spessore di 10 mm per fare in modo che la struttura diventasse autoreggente. Un orchidario come quello descritto, si monta in poche ore con un esiguo numero di strumenti e attrezzi.
Bastano un seghetto alternativo, una squadra, un metro, una matita, un rotolo di nastro adesivo largo (per tenere unite le parti appena incollate) e un piccolo trapano. Se non possedete il seghetto, potrete farvi tagliare i pezzi su misura dal rivenditore stesso o da un falegname.
L’illustrazione si riferisce appunto all’impiego di tale materiale.
Il materiale si incolla facilmente con collanti adatti, richiedeteli al fornitore. I collanti agiscono sulle parti sciogliendole e legandole stabilmente in 24 ore circa, per cui la vasca di fondo viene ricavata direttamente nella struttura dell’orchidario. Una volta tagliati, incollati e assemblati i pezzi, ho inserito l’impianto elettrico, poi mi sono accertato di eventuali perdite d’acqua a fondo vasca. Nella zona frontale, come chiusura, ho usato un semplice foglio di celophane fissato solo in alto per favorire un minimo di ricambio d’aria senza perdere eccessiva umidità. Infine ho corredato l’orchidario con un termometro a minima e massima ed un igrometro.
Istruzione per l’uso
Prima di porre le piante all’interno dell’orchidario, sterilizzate l’argilla espansa immergendola, per una decina di minuti, in un secchio d’acqua contenente un bicchiere circa di varechina (candeggina comune). Scolate l’argilla, sciacquatela e distribuitela uniformemente nelle vasche.
A questo punto introducete finalmente le vostre orchidee. Mettete il timer luci con l’accensione diurna o notturna per una durata di 14-16 ore. Impostate anche il timer della ventilazione e regolate la velocità al minimo. Innaffiate abbondantemente una volta alla settimana, appena si sono accese le luci o quando vedete che il substrato si è asciugato anche in profondità. Concimate le piante che sono in crescita vegetativa, cioè quando emettono i loro germogli, meno le altre. Dopo 2 o 3 ore dall’irrigazione segnatevi il valore indicato dall’igrometro e lasciate tranquille le piante un paio di giorni. Al terzo giorno controllate il tasso di umidità relativa. Se è calato di 30 o 40 unità, date una spruzzatina, ripetendo le operazioni nei giorni seguenti fino alla bagnatura successiva. Al termine della settimana controllate il composto nei vasi. Trovandolo ancora impregnato d’acqua è meglio rinviare l’innaffiatura.
Prima di concludere, desidero precisare ancora alcune cose:
Usate questo orchidario come ricovero delle orchidee durante i mesi freddi, perché le condizioni stagionali non permettono la coltivazione all’esterno.
Di norma rincasate le orchidee da serra calda quando la temperatura minima scende al di sotto dei 12-15°C, quelle da serra intermedia intorno ai 10-12°C e quelle da serra fredda sugli 8-10°C. Le riporterete all’esterno quando le temperature ritorneranno sopra ai valori accennati.
Ricordatevi di riabituarle gradatamente alla luce solare, proteggendole almeno per le prime settimane con schermature adatte per evitare scottature alle foglie.
Vi auguro buon lavoro.
Il mio orchidario in cantina (fotografie tratte da diapositive – 1986)
Il mio orchidario in appartamento costruito con materiali diversi (fotografie tratte da diapositive – 1986)