Il genere Cattleya e la sua coltivazione

© Marco Riccaboni – novembre 1996

Argomenti

  • Introduzione
  • Distribuzione
  • Coltivazione
  • Luce
  • Temperature
  • Umidità e movimento d’aria
  • Invaso
  • Fertirrigazione e innaffiature
  • Suddivisione del genere Cattleya secondo C.L.Witner
  • Chiave diagnostica dello shema di classificazione

Cattleya Lindl.
Sottofamiglia: Epidendroideae
Tribù: Epidendreae
Sottotribù: Laeliinae

Introduzione

Sicuramente Cattleya è stato il genere che più di ogni altro ha dato impulso alla diffusione della coltivazione delle Orchidee. I colori , le forme, i profumi e le dimensioni ne hanno fatto sicuramente il genere preferito dai coltivatori professionisti e inoltre, la relativa facilità di coltivazione della maggior parte delle specie ad esso appartenenti, hanno facilitato la diffusione anche tra i neofiti.
Nel 1824 il Dr. John Lindley dedicò il genere in questione a William Cattley di Barnet, grande patrocinatore di studi botanici e appassionato collezionista di piante esotiche, uno dei primi ad approntare una vera collezione di orchidee in Inghilterra. La sua collezione fu capostipite dal principio della Royal Exotic Nursery, divenuta in seguito la famosa James Veitch and Sons, società che forse più di ogni altra diede impulso allo studio e alla coltivazione delle orchidee.
Il genere Cattleya comprende circa 50 diverse specie, generalmente epifite o litofite, tutte caratterizzate da pseudobulbi più o meno lunghi, alcuni alti appena pochi cm altri anche più di un metro. La loro forma può variare da estremamente affusolati e grinzosi, ad altri a forma di clava, estremamente rigonfi e turgidi. Allo loro sommità portano una o due foglie conduplicate, raramente tre, generalmente cuiose. L’infiorescenza è terminale, sebbene in un paio di specie l’infiorescenza sboccia da uno pseudobulbo anomalo, privo di foglie, e i boccioli sono generalmente racchiusi in una guaina che li protegge fino alla loro completa maturazione.
Il genere Cattleya fu subito separato da Lindley dal genere Epidendrum, del quale faceva parte, sia per le vistose dimensioni dei fiori sia perché il labello non era fuso in un corpo unico con la colonna. Il labello infatti forma una specie di imbuto, che dal principio avvolge più o meno strettamente la colonna e successivamente si apre mostrando i vistosi colori e disegni che lo caratterizzano. A seconda della specie il labello può avere una forma circolare o ovoidale, avere due lobi laterali o addirittura una forma perfettamente tripartita. Intensamente colorato può avere “disegni” rappresentanti striature e/o macchie di colore più intenso che, in assenza di calli, creste e solcature, come avviene in altre specie i orchidee, hanno il compito di invitare e guidare all’interno l’insetto impollinatore, che penetrando alla ricerca del nettare svolgerà la sua funzione di agente riproduttore.
I petali e i sepali sono generalmente del medesimo colore, mentre si differenziano molto dal labello, che oltre ad avere forme estremamente varie ed elaborate, spesso è di un colore più intenso o addirittura di colori completamente diversi. Come gli Epidendrum, le Cattleya hanno una antera che porta solo 4 pollinia (in alcune specie, a dire il vero sono 8 ma solo 4 fertili), a differenza delle Laelia e degli altri appartenenti alla stessa alleanza, che ne hanno 8.
Le differenze morfologiche delle singole piante hanno creato notevoli difficoltà di classificazione e i botanici hanno, nel corso degli anni, suddiviso il genere in varie sezioni, gruppi e sottogruppi, accettando comunemente la suddivisione in due sottogruppi principali: bifoliata e monofoliata. Vi sottopongo ora lo schema di Carl R. Witner tratto dal suo ultimo lavoro “The Cattleyas and their relatives” che presenta una interessante tabella in cui suddivide ulteriormente il genere. Anche se non sarà comunque definitivamente accettato dagli altri botanici (è nota la rivalità e la scarsa considerazione che hanno gli unii degli altri), può essere un valido aiuto per comprendere e classificare le singole specie.

Distribuzione

Il genere è diffuso nell’America centrale e meridionale, dal Messico al Brasile, dal Venezuela al Perù.

Distribuzione delle specie di Cattleya

Specie Distribuzione Gruppo
aclandie Brasile bifoliata
amethystoglossa Brasile bifoliata
araguaiensis Brasile monofoliata
aurantiaca
Messico, Guatemala, El Salvador, Honduras bifoliata
aurea
Colombia monofoliata
bicolor
Brasile bifoliata
bowringiana
Belize, Guatemala bifoliata
deckeri
Guatemala, Panama, Colombia, Venezuela, Trinidad bifoliata
dolosa
Brasile bifoliata
dormaniana
Brasile bifoliata
dowiana
Costa Rica monofoliata
eldorada
Brasile monofoliata
elongata
Brasile bifoliata
forbesii
Brasile bifoliata
gaskelliana
Colombia, Venezuela monofoliata
granulosa
Brasile bifoliata
X guatemalensis
Guatemala bifoliata
guttata
Brasile bifoliata
hardyana
Colombia monofoliata
harrisoniana
Brasile bifoliata
intermedia
Brasile bifoliata
iricolor
Ecuador monofoliata
enmanii
Venezuela monofoliata
kerrii
Brasile monofoliata
labiata
Brasile monofoliata
lawrenceana
Guyana, Venezuela monofoliata
leopoldii
Brasile bifoliata
loddigesii
Brasile, Argentina bifoliata
lueddemanniana
Venezuela monofoliata
luteola
Brasile, Ecuador, Perù, Bolivia monofoliata
maxima
Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù monofoliata
mendelii
Colombia monofoliata
mooreana
Perù monofoliata
mossiae
Venezuela monofoliata
nobilior
Brasile bifoliata
percivaliana
Venezuela monofoliata
porphyroglossa
Brasile bifoliata
quadricolor
Colombia monofoliata
rex
Perù monofoliata
schilleriana
Brasile bifoliata
schofeldiana
Brasile bifoliata
schoroderae
Colombia monofoliata
skinneri
Guatemala, Panama bifoliata
tenuis
Brasile bifoliata
trianaei
Colombia monofoliata
velutina
Brasile bifoliata
violacea
Guyana, Perù, Venezuela, Ecuador, Brasile bifoliata
walkeriana
Brasile bifoliata
warnei
Brasile monofoliata
warscewiczii (gigas)
Colombia monofoliata

 

Coltivazione
Normalmente le esigenze principali sono buona illuminazione, umidità relativa elevata (intorno al 70%), con buona ventilazione, e una corretta fertirrigazione.
Nei paesi di origine il nostro genere vive in condizioni che difficilmente sono riproducibili, ma fortunatamente si adatta bene a vivere nelle nostre serre con temperature non troppo elevate. Nel 1700 quando in Inghilterra iniziavano a coltivare piante tropicali commettevano l’errore di non valutare l’insieme dei fattori di coltivazione: luce, umidità, temperatura. Questi fattori sono strettamente correlati l’uno con gli altri e alla variazione di uno è indispensabile adeguare gli altri, facendo attenzione a non scendere o salire oltre i valori limite. È quindi evidente che in coltivazione applichiamo condizioni che sono frutto di compromessi, più o meno corretti, che ci consentono di pervenire ai risultati sperati. Le condizioni colturali medie saranno quindi solo indicative. Approfondendo le conoscenze su ogni singola specie si potranno modificare i vari parametri in funzione delle loro particolari necessità e raggiungere così i risaltati sperati.

Luce

Il genere Cattleya è esposto normalmente a forte irraggiamento solare. Molte specie vivono sulle spiagge brasiliane parzialmente ombreggiate da cespugli, altre su rocce esposte in pieno sole ed altre ancora crescono sulle biforcazioni orizzontali dei rami più alti nelle foreste pluviali. Pertanto le esigenze colturali devono cercare di riprodurre il più possibile le condizioni di crescita naturale, apportando molte ore di luce intensa lungo tutto l’arco dell’anno, ma facendo molta attenzione affinché le foglie non subiscano bruciature dovute all’effetto lente di eventuali gocce d’acqua sulla superficie fogliare. Per avere quindi buoni risultati di crescita e buone fioriture, è indispensabile apportare il giusto quantitativo di luce. Se si coltiva in serra non ci saranno problemi posizionando le piante nei posti più luminosi, mentre se si coltiva in casa, su un davanzale o in orchidario, bisognerà fare molta attenzione all’esposizione. Coltivando sul davanzale bisognerebbe avere una bella finestra esposta possibilmente a est, con la possibilità di ricevere comunque molta luce diffusa anche nelle ore pomeridiane. Coltivando invece nell’orchidario sarebbe opportuno posizionare le piante a non più di 60-70cm dalle lampade.

Temperature

Le condizioni climatiche portano ad avere una temperatura invernale compresa tra i 12-13°C minima notturna e i 22-23°C di massima. Nel periodo estivo invece le temperature non dovrebbero mai superare i 32-34°C. È però veramente importante adeguare le temperature alle condizioni di luce, perché una temperatura eccessiva in assenza di luminosità porterà la pianta a grossi scompensi nel ciclo metabolico (forti temperature stimolano la riproduzione cellulare, ma una scarsa illuminazione impedisce alla pianta la sintesi clorofilliana, processo indispensabile per la produzione di zuccheri e carboidrati necessari alla nutrizione della pianta). Quindi se il nostro clima è soggetto a lunghi periodi uggiosi, bisognerà fare attenzione che le temperature diurne non siano eccessivamente alte. Consiglio di fissare come parametro solamente il valore minimo. In caso di giornate limpide, le temperature saliranno automaticamente, senza creare problemi ulteriori.

Umidità e movimento d’aria

Il terzo grande fattore è l’umidità. Come tutti i vegetali le orchidee assorbono acqua dalle radici e la emetto sotto forma di gas nella respirazione attraverso gli stomi fogliari. Questo continuo scambio gassoso con l’atmosfera esterna ha portato molte piante a proteggersi impedendo l’evaporazione dell’acqua cellulare occludendo gli stomi. Questo fenomeno avviene solo parzialmente nelle piante tropicali e le Cattleya non fanno eccezione. Necessitano di essere circondate da una umidità relativa elevata per poter rimanere con il corretto grado di idratazione. Pertanto se le condizioni ideali sono con il 65-75% di umidità relativa, bisogna fare molta attenzione a mantenere questo valore all’aumentare della temperatura e, quando queste salissero oltre i 32-34°C, cercare di arrivare a valori vicini alla saturazione. Per favorire la corretta distribuzione dell’umidità attorno a tutta la pianta è opportuno avere un movimento continuo dell’aria che inoltre previene l’insorgere di pericolosi ristagni che favoriscono l’insorgenza di malattie.

Invaso

Per poter coltivare orchidee epifite, in casa o in serra, dobbiamo adottare degli stratagemmi. O posizioniamo la nostra pianta su pezzi di corteccia, imitando il più possibile le condizioni ambientali naturali, o dobbiamo coltivare le nostre piante in vaso. Normalmente il genereCattleya si coltiva molto bene in vaso usando un composto abbastanza grossolano, il più usato è il bark di pezzatura variabile tra 2 e 3cm a cui si può aggiungere anche una parte di carbonella delle medesime dimensioni ogni 2 parti di bark. La scelta del vaso è molto importante perché un giusto rapporto tra le dimensioni del vaso e della pianta permettono al substrato di apportare la giusta quantità di umidità alle radici. Se il vaso è troppo piccolo il substrato asciugherà in breve tempo, viceversa se il vaso sarà troppo grande il substrato rimarrà fradicio a lungo, favorendo l’insorgenza di marciumi radicali. Una volta invasata la Cattleya non deve essere disturbata frequentemente, ma sarà necessario provvedere al rinvaso ogni qual volta il substrato sarà logoro o quando i nuovi germogli cresceranno completamente fuori dal vaso. Se si desidera dividere la pianta basterà lasciare ad ogni germoglio vegetativo almeno quattro o cinque pseudobulbi che verranno invasati normalmente. Se la pianta è invece particolarmente bella si può anche provvedere semplicemente ad un rinvaso in un contenitore più grande.

Fertirrigazione e annaffiature

Il genere Cattleya desidera un discreto apporto di sostanze nutritive. I vari testi didattici, consigliano normalmente una concimazione ogni mese con un composto bilanciato 20N+20P+20K alternata ad altre bagnature di sola acqua. Io però preferisco cercare di riprodurre le condizioni naturali, dove ad ogni pioggia, le nostre piante ricevono un costante apporto di sostanze nutritive e di acqua. Quindi ad ogni annaffiatura aggiungo una piccolissima quantità di fertilizzante contenete sia i tre principali elementi che molti altri sali utili alla vita della pianta. La soluzione finale ha normalmente un valore di 300 micro siemens (acqua piovana =25 micro siemens, di acquedotto 400/1200 micro siemens) che controllo con un normale conduttimetro.
La frequenza delle annaffiature varia da stagione a stagione, ma normalmente se l’ambiente ha una discreta umidità, bagno ogni settimana, ogni 10 giorni nei mesi più freddi e bui e ogni 4/5 nei mesi estivi.

Suddivisione del genere Cattleya secondo C.L.Witner

Cattleya

Laelioidea

  • dormaniana

Rhizantha

  • walkeriana,
  • nobilior

Cattleya

  • Cattleya
    • eldorado
    • gaskelliana
    • jermanii
    • labiata
    • lawrenciana
    • lueddemaniana
    • mendelii
    • mossiae
    • percivaliana
    • quadricolor
    • schroderae
    • trianei
    • wareri
    • warscewiczi,
  • Xantheae
    • aurea,
    • dowiana
    • rex
  • Maximae
    • maxima

Stellata

  • araguaiensis
  • iricolor
  • luteola
  • moreana

Circumvola

  • Aurantiacae
    • aurantiaca
  • Morandae
    • bowringiana
    • deckeri
    • skinneri

Aclandia

  • aclandiae
  • velutina

Intermedia

  • dolosa
  • forbesii
  • harrisoniana
  • intermedia
  • kerrii
  • loddigesii

Schomburgkoidea

  • bicolor
  • elongata
  • tenuis
  • violacea

Falcata

  • Guttatae
    • amethystoglossa
    • guttata
    • leopoldii
    • schilleriana
  • Granulosae
    • granulosa
    • porphyroglossa
    • schofeldiana

 

Chiave diagnostica dello schema di classificazione

(Schomburggkoidea)

1 a – 6 o 8 sacche polliniche di cui alcune atrofizzate Laelioidea
b – 4 sacche polliniche 2
2 a – piante tozze e rizomatose Rhizanta
b – piante erette con pseudobulbi ammassati 3
3 a – piante uniformate 4
b – piante con due o più foglie 7
4 a – fiori con labello estremamente allargato e petali più grandi dei sepali Cattleya, 5
b – fiori stellati con labello più piccolo Stellata
5 a – fiori porpora o lavanda 6
b – fiori gialli con labello rosso Xanthenae
6 a – labello con al centro strisce gialle Maximae
b – labello senza strisce centrali gialle Cattleya
7 a – labello senza lobi laterali C.bicolor
b – labello con lobi laterali, anche se separati solo da piccole tacche o dentellature 8
8 a – labello senza tacche o dentellature, fiori non punteggiati Circumvolva, 9
b – labello con lobi laterali solcati che definiscono profondi istmi con il lobo centrale. Fiori normalmente punteggiati 10
9 a – fiori porpora Morandae
b – fiori gialli o arancio Aurantiacae
10 a – lobi laterali arrotondati, più piccoli di quello centrale Aclandia
b – lobi laterali allargati, ognuno più grande del lobo centrale 11
11 a – lobi laterali arrotondati Intermedia
b – lobi laterali punteggiati sugli apici (o mancanti C.bicolor) 12
12 a – solcature profonde, circa la metà del lobo centrale Schomburgkoidea
b – solcature sottili, un terzo o meno della larghezza del lobo centrale Falcata, 13
13 a – solcature di un terzo o meno della lunghezza del labello Guttatae
b – solcature di misura superiore ad un terzo della lunghezza del labello Granulosae